“Un costante monitoraggio del decreto sblocca cantieri per un nuovo correttivo al codice appalti; snellimenti procedurali, flessibilità e semplificazione documentale per rilanciare gli investimenti in opere pubbliche, rapida attuazione alla centrale di progettazione. Sono queste alcune delle linee riguardanti la materia dei contratti pubblici che si possono rinvenire nel documento economico di finanza pubblica di cui il consiglio dei ministri ha approvato nei giorni scorsi la nota di aggiornamento (Nadef). In primo luogo, emerge una particolare attenzione (al paragrafo IV.2 sulle principali iniziative in risposta alle raccomandazioni) al tema delle infrastrutture per «rilanciare gli investimenti, sia pubblici sia privati, anche intervenendo sul complesso delle disposizioni normative con l’obiettivo di introdurre, nel rispetto delle direttive europee, strumenti di flessibilità che consentano la celerità delle procedure e la semplificazione documentale».

Stessi obiettivi perseguiti dal decreto legge Sblocca cantieri quando la necessità di riavviare le opere doveva essere realizzata attraverso, da un lato, la modifica della disciplina sugli affidamenti sotto soglia e, dall’altro, con la nomina di commissari straordinari che dovrebbero velocizzare le procedure. In questo caso l’accenno alla semplificazione documentale sembra richiamare la necessità di una riduzione degli oneri documentali realizzabile, ad esempio, attraverso il ricorso a banche dati che consentano una celere verifica dei requisiti. La Nadef contiene però anche un riferimento specifico al decreto legislativo n. 50/2016 nella parte in cui si afferma che «saranno riviste alcune disposizioni del codice degli appalti al fine di ottenere un quadro giuridico più lineare, che riduca l’incertezza interpretativa e applicativa delineando chiaramente le responsabilità degli amministratori».

Il riferimento sembra riguardare il problema del cosiddetto «blocco della firma»: spesso accade che l’iter di realizzazione di un’opera rallenti per la resistenza dei Rup (responsabili unici del procedimento) ad apporre una firma su provvedimenti di particolare responsabilità in presenza di un quadro regolatorio non chiaro, dal quale potrebbero derivare responsabilità anche per danno erariale. Più chiarezza delle regole e riduzione dell’incertezza interpretativa: in realtà si tratta di un obiettivo che dovrebbe permeare sempre l’azione del legislatore. In generale, poi, il governo ha annunciato anche che le modifiche apportate con il recente decreto Sblocca cantieri «saranno oggetto di un costante monitoraggio per verificare il concreto impatto al fine di introdurre correttivi o integrazioni coerentemente con l’obiettivo di accelerare gli interventi programmati e in corso di realizzazione, contrastando, comunque, in ogni fase del procedimento, la corruzione e il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata».

Si tratta dell’annuncio di un possibile (o più che probabile) restyling (sarebbe il terzo in tre anni) del codice del 2016 che dovrebbe derivare da un costante monitoraggio (in capo a chi?) del codice appalti. Viene spontaneo, in questo caso, domandarsi per quale ragione i tecnici ministeriali dovrebbero affannarsi a predisporre il regolamento attuativo (previsto dallo stesso Sblocca cantieri) se già oggi si preconizza un nuovo intervento correttivo. Senza contare che per arrivare alla bozza di regolamento ancora non è terminato il lavoro di screening delle 693 risposte alla consultazione che fu lanciata dall’ex ministro Toninelli prima delle ferie estive. Infine, il documento del governo ha sottolineato quanto sia «urgente rendere operativa la centrale di progettazione, diffonderne la conoscenza presso le amministrazioni locali e regionali e verificarne in seguito l’incisività e i risultati conseguiti».”

fonte: Italia Oggi