Niente bandi gratuiti da parte della pubblica amministrazione. Viene fatto divieto alle p.a. di conferire incarichi professionali o affidare opere pubbliche nell’ambito delle quali siano previsti incarichi professionali, il cui compenso pattuito non sia proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto e alle caratteristiche della prestazione, anche tenuto conto dei parametri per la liquidazione giudiziale dei compensi e dei parametri indicati dal dm 140/2012 per le professioni regolamentate e dal dm 55/2014 per le professioni forensi. I contratti d’opera stipulati in violazione della regola dell’ equo compenso saranno nulli. È quanto prevede un emendamento al decreto legge Milleproroghe (dl n. 162/2019) presentato ieri dalla responsabile lavoro del Pd, Chiara Gribaudo, e cofirmato dall’ ex ministro della giustizia e vicesegretario dem Andrea Orlando. L’ emendamento chiarisce inoltre che per i professionisti non regolamentati in ordini e collegi, i parametri dovranno essere definiti dal ministero dello sviluppo economico «sentite le associazioni più rappresentative del settore». «La volontà è quella di dare maggior tutela a tutti i professionisti e di rafforzare il divieto di bandi gratuiti da parte della pubblica amministrazione. Quello sull’ equo compenso è un impegno che il governo si era preso fin dall’ inizio e che è stato riconfermato recentemente attraverso la nostra importante mozione votata lo scorso 23 ottobre», ha dichiarato Gribaudo. «Bisogna dare una risposta a 2 milioni di professionisti che meritano rispetto e compensi dignitosi per il loro lavoro. Anche per questo deve assolutamente partire il tavolo permanente di confronto sul lavoro autonomo previsto dall’ art. 17 della legge 81/2017, il cosiddetto Jobs act del lavoro autonomo». La norma sull’ equo compenso è stata introdotta con la legge di Bilancio 2018 (legge 205/2017). Si prevede che per i clienti cosiddetti «forti» (banche, assicurazioni, grandi imprese e pubblica amministrazione) ci sia l’obbligo di conferire al professionista un compenso «commisurato dalla quantità e alla qualità del lavoro», nonché «al contenuto e alle caratteristiche della prestazione». Inoltre, il compenso dovrà essere «conforme ai parametri ministeriali». Oltre a tutelare il «quantum» del compenso, la Manovra 2017 (articolo 1, commi 487-488) tutela i professionisti contro alcune clausole contrattuali, definite «vessatorie», che potranno essere dichiarate nulle dal giudice. Tra queste, la previsione di tempi di pagamento superiori ai 60 giorni, la mancata definizione di rimborsi spese, la possibilità che il professionista debba anticipare dei costi. Al giudice viene affidato il potere di annullare le clausole e di ridefinire il compenso nel caso non rispetti le condizioni elencate. L’emendamento Gribaudo-Orlando va a sanare due problemi della norma così come scritta. Per prima cosa, viene rimarcato il fatto che la p.a. non potrà emanare bandi in cui non sia previsto un compenso per il professionista, cosa che è avvenuta nonostante il divieto posto dalla legge di Bilancio 2018. Basti pensare al bando Mef di marzo 2019 per l’individuazione di consulenti in materia societaria e finanziaria con alte competenze senza che però venisse previsto un compenso (si veda ItaliaOggi del 5 marzo) In secondo luogo, l’emendamento al Milleproroghe interviene sulla mancanza di parametri per i professionisti non ordinistici, che fino ad oggi non avevano un riferimento su questo aspetto. Il termine per il deposito degli emendamenti è scaduto ieri alle 18. Sono state presentate in totale 2044 proposte di modifica di cui 451 del Pd, 393 di Forza Italia, 332 della Lega, 257 di Fratelli d’ Italia, 328 del M5S, 68 di Leu, 118 di Italia Viva e 28 del gruppo misto. Tra gli emendamenti targati Forza Italia se ne segnalano due su balneari e prescrizione. Sui balneari si chiede una riapertura della definizione agevolata per i canoni cosiddetti «pertinenziali» e per sospendere la riscossione coattiva e i procedimenti amministrativi sanzionatori per il loro mancato pagamento. Sulla prescrizione sono stati presentati due emendamenti per sospendere fino al 30 giugno 2021 gli effetti della riforma Bonafede.