“Stop ai subappalti senza paletti: il limite sale dal 30 al 40% ma viene scongiurata l’ ipotesi di una liberalizzazione totale. Dietrofront anche sulla mancata indicazione degli oneri di sicurezza aziendale che tornerà ad essere causa di esclusione dalla gara. Ritorno all’antico anche per l’ obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in sede di offerta per appalti di lavori, servizi e forniture di importo pari o superiore alle soglie comunitarie.

E sempre per gli appalti sopra la soglia Ue, il peso dell’offerta economica tornerà al 30%. Viene meno dunque il tentativo da parte della Lega di far contare di più il valore del prezzo offerto facendolo pesare per il 49%, quindi quasi quanto la componente tecnica. Confermato, infine, l’affidamento diretto, previa valutazione di tre preventivi, negli affidamenti di importo compreso tra 40 mila e 150 mila euro. Questo a grandi linee il contenuto dell’accordo sul decreto sblocca cantieri faticosamente trovato ieri da Lega e MoVimento 5 Stelle.

A sbloccare l’ intesa, una telefonata tra i due leader politici (e vicepremier) Matteo Salvini e Luigi Di Maio dopo l’appello al buon senso lanciato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte. Il compromesso è stato trovato su un subemendamento che rispetto all’emendamento presentato giovedì da Simona Pergreffi (si veda ItaliaOggi del 31 maggio 2019) tornerà all’antico su molti punti, ripartendo da dove i lavori sul decreto erano rimasti, ossia dall’accordo in commissione al senato, prima che la proposta di modifica della Lega sparigliasse le carte.

Viene quindi scongiurata la liberalizzazione al 100% dei subappalti così come la sospensione dell’obbligo di indicare la terna dei subappaltatori e, come detto, l’ offerta economica tornerà a contare per non più del 30%. Resta, invece, in piedi la deroga alle centrali di committenza per gli appalti dei comuni non capoluogo di provincia e la sospensione dell’obbligo di scegliere i commissari di gara dall’Albo dell’Anac.

Il tutto fino al 31 dicembre 2020, dead line che la Lega ha fissato per valutare l’ efficacia di questo piano di sospensione chirurgica del codice appalti da cui il partito di Matteo Salvini si augura possa scaturire una ripresa degli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche. Dunque, la sospensione a tempo del codice ci sarà ma verrà sfrondata dai punti più controversi. Quelli, per intenderci, che avevano fatto gridare allo scandalo le opposizioni che, Pd in testa, giovedì avevano apertamente parlato di un regalo alla criminalità e alla corruzione. Resta invece confermato senza variazioni l’ emendamento M5S che ripristina l’ esclusione dalle gare delle imprese che non hanno pagato imposte, tasse e contributi e le cui violazioni non siano state ancora accertate in via definitiva (si veda ItaliaOggi del 1° giugno 2019).

L’ esclusione dalle gare, anche per violazioni non definitivamente accertate, scatterà a due condizioni: le violazioni dovranno essere «gravi» e spetterà alla stazione appaltante valutarne la gravità, «anche con riferimento al tempo trascorso dalla violazione». In secondo luogo per far scattare l’ esclusione sarà necessario che le violazioni siano state contestate alle imprese in «atti amministrativi esecutivi» (avviso di accertamento per imposte e tasse e avviso di addebito per quanto riguarda i contributi previdenziali). Il subemendamento che ha sancito la pace tra i due litiganti (a firma del capogruppo del MoVimento 5 Stelle Stefano Patuanelli) è stato depositato ieri pomeriggio in commissione bilancio al senato per le valutazioni di copertura finanziaria.

Frutto del lavoro congiunto con il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, d’ intesa con i relatori Antonella Faggi e Agostino Santillo, il subemendamento sarà da domani al centro dei lavori dell’aula di palazzo Madama dove sicuramente sarà posta la questione di fiducia per blindare il decreto e velocizzarne l’approvazione, visto che il provvedimento deve essere convertito in legge entro il 17 giugno e deve ancora passare all’esame della camera. «Mi sembra un buon accordo», ha osservato Romeo.

«Vengono sospese alcune parti del codice degli appalti che risultano più restrittive rispetto alla normativa europea». Il presidente dei senatori leghisti si è detto anche soddisfatto per il superamento delle criticità segnalate dalle associazioni di categoria (in primis l’ Ance, critica per il pericolo di un vuoto normativo che la sospensione a tempo del codice avrebbe generato, ma anche Confindustria che ha puntato il dito contro la norma che mira a eliminare la colpa grave, e quindi la conseguente responsabilità erariale a carico dei funzionari pubblici che firmino la revoca dei contratti di concessione autostradale). «Quel che è certo è che il codice degli appalti ha fermato le opere», ha concluso Romeo. «La legalità e la trasparenza si ottengono quando ci sono regole chiare e precise».”

A cura di Italia Oggi pag. 33 del 05/06/2019   – autore FRANCESCO CERISANO